La Sessuologia: storia e terapia

La sessuologia è una disciplina piuttosto giovane che tratta della sessualità nelle sue diverse dimensioni: biologica, fisiologica, psicologica, socioculturale e giuridica.

Il suo nome è stato coniato nel 1906 da un dermatologo di nome Iwan Bloch.

Iwan Bloch
Iwan Bloch (1872-1922)

La sessuologia moderna inizia intorno alla fine del XIX secolo con lo scontro di due diverse prospettive.

La prima prospettiva si rifaceva al concetto di “degenerazione” secondo cui in alcuni individui il processo evolutivo, caratteristico dell’umanità, si sarebbe potuto bloccare o invertire dando luogo ad un processo degenerativo, trasmissibile da una generazione all’altra.

In campo sessuologico il massimo esponente di questa posizione è stato il medico Richard von Krafft-Ebing (1840-1902) che, con la sua opera “Psychopathia sexualis” (1886), analizzò tutte le possibili perversioni sessuali (oggi definite con il termine “parafilie”) da un punto di vista prettamente medico e psichiatrico e ne descrisse anche le finalità di trattamento. Le perversioni erano considerate come il risultato di un processo di degenerazione prodotto da cause ambientali o ereditarie. Poichè ogni perversione era vista come forma di degenerazione, si riteneva che fosse la conseguenza di un cervello malato e alterato da influssi ereditari o ambientali.

La seconda prospettiva, invece, si fondava sul presupposto dell’esistenza di un rapporto fra normalità e patologia sessuale che andava studiato all’interno di un’ottica interdisciplinare che comprendesse medicina, biologia, psicologia, antropologia, etnologia, filosofia e storia.

Il maggiore esponente di questa seconda prospettiva fu Iwan Bloch che, con l’opera “Sexualwissenschaft” (1906), è considerato il padre della sessuologia moderna. Questo autore rifiutò il concetto di degenerazione e appoggiò la tesi delle perversioni sessuali come fenomeni generali ed universali dipendenti da cause esterne o interne. Bloch diede anche una duplice spiegazione dell’omosessualità: quella che definì “pseudo-omosessualità” (tipica della Grecia Classica, degli ambienti carcerari, collegiali e dell’esercito) originava dal bisogno di variazione sessuale; l’omosessualità “vera o autentica“, invece, era dovuta, a suo avviso, a un fattore innato di natura fisiologica, ma non ereditario.

Seguendo l’impostazione di Bloch gli studiosi  cominciarono a dedicarsi non solo allo studio delle deviazioni sessuali, ma anche all’esame della funzione sessuale normale, nelle sue componenti biologiche, sociologiche e psicologiche.

kinsey
Alfred Charles Kinsey (1894-1956)

Il primo studio rilevante dopo la seconda guerra mondiale fu quello di Alfred Charles Kinsey (1894-1956) il quale, dopo aver intervistato migliaia di uomini e donne americani, pubblicò due opere sul comportamento sessuale dell’uomo (1948) e della donna (1953). I dati emersi fecero scalpore e rovesciarono i pregiudizi e gli stereotipi circa la frequenza della masturbazione, dell’omosessualità, delle relazioni extraconiugali, dei rapporti prematrimoniali.

Dal 1954 il medico William H. Masters e sua moglie Virginia E. Johnson, specialista in scienze del comportamento, cominciarono ad osservare in laboratorio gli aspetti fisici della reazione sessuale.

William H. Masters & Virginia E. Johnson
William H. Masters & Virginia E. Johnson

A tal fine registrarono centinaia di rapporti sessuali che offrirono il materiale per realizzare le loro opere fondamentali sulla fisiologia dell’atto sessuale e sul programma di trattamento delle varie disfunzioni sessuali. Nasceva così la terapia sessuale finalizzata a risolvere le disfunzioni sessuali. Si trattava di un intervento piuttosto breve mirato a ridurre la sintomatologia sessuale e basato sui principi di Masters e Johnson a cui erano state aggiunte tecniche di tipo comportamentista. Originariamente la durata della terapia era di sole due settimane attraverso un trattamento intensivo presso la clinica di Masters e Johnson; successivamente tale periodo fu esteso ad alcune settimane o qualche mese con sedute effettuate una/due volte a settimana.

La psichiatra Helen Singer Kaplan ha offerto importanti contributi ai lavori di Masters e Johnson in quanto ha proposto un proprio pacchetto di tecniche di intervento in cui procedure di stampo comportamentista vengono affiancate a una terapia psicoanalitica più o meno breve. Con questa autrice, quindi, si è evoluta la terapia sessuologica che da ora in poi seguirà un approccio integrato.

In Italia la terapia sessuale è stata introdotta all’inizio degli anni ’70, ma inizialmente le tecniche messe a punto dagli autori sopra riportati sono state utilizzate soprattutto da medici o psicoterapeuti di derivazione psicodinamica. Successevamente, col diffondersi della terapia comportamentale e cognitivo-comportamentale, le procedure di intervento sono state utilizzate all’interno di un quadro più coerente rispetto alla loro origine americana.

Attialmente, la terapia sessuologica è mirata alla risoluzione delle disfunzioni sessuali.  Spesso il sintomo sessuologico rappresenta solo la punta di un iceberg ed è per questo che la terapia psicosessuologica prende in considerazione vari aspetti sia individuali che relazionale. E’ fondamentale anche  tenere presente che il sintomo non appartiene mai solo alla persona che lo manifesta, ma alla coppia ed è per questo che va riletto all’interno di essa, se questa è presente.

Inizialmente la terapia sessuologica prevede delle sedute di consulenza necessarie per raccogliere informazioni, inquadrare il problema, cominciare a costruire una relazione tra il paziente e lo psicosessuologo, ristrutturare alcune convinzioni disfunzionali. Successivamente lo psicosessuologo comincia a suggerire al paziente degli esercizi, chiamati mansioni, da svolgere a casa durante la settimana. Alle mansioni viene affiancata un’analisi psicodinamica dei vissuti, delle emozioni e delle resistenze che viene effettuata durante le varie sedute.

Le mansioni si susseguono seguendo degli step, per cui non è possibile passare alla mansione successiva fino a quando quella precedente non è stata svolta correttamente. Alcune mansioni vengono eseguite solo dal paziente, altre prevedono la collaborazione del partner, se questo è presente.

Si tratta generalmente di una terapia piuttosto breve con sedute a frequenza settimanale.

In molti casi lo psicosessuologo può invitare il paziente a fare dei controlli medici (andrologici o ginecologici, cardiologici, endocrinologici, neurologici, ecc…), in base alla specifica situazione, in quanto le disfunzioni sessuali possono essere dovute non solo a cause psicologiche, ma anche a cause mediche o all’uso di alcuni farmaci/sostanze. In questo caso è necessaria una collaborazione tra medico e sessuologo che, integrando le loro competenze, prendono in carico il paziente. Ci sono anche situazioni in cui le disfunzioni sessuali sono causate da conflitti o problematiche che richiedono una terapia diversa da quella sessuologica, è compito dello psicosessuologo valutare il singolo caso e discutere insieme al paziente su quale sia la strada migliore da percorrere.