– L’attività in ambito Sessuologico

Intervista rilasciata per la rubrica “Psicologia in pillole”, pubblicata all’interno del periodico “Cronache Sanitarie”, n.1, luglio-agosto 2010. L’intervista è a cura del Direttore Melissa Sinibaldi.

Dottoressa Motta, può parlarci della sua attività nel campo della psicosessuologia?

Mi occupo di disfunzioni sessuali, ossia delle alterazioni che possono avvenire in una delle fasi che caratterizzano la risposta sessuale, o della presenza di dolore associato al rapporto sessuale.

In particolare la risposta sessuale si divide in quattro fasi: desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione.

Mi occupo anche del delicato tema della sessualità nella disabilità, delle problematiche connesse all’accettazione del proprio orientamento sessuale (omosessualità e bisessualità) e delle problematiche psicologiche legate alla menopausa.

Quali sono i disturbi più frequenti?

Per quanto riguarda i disturbi che interessano il sesso femminile, quelli rilevati con maggiore frequenza riguardano il calo del desiderio, problematiche legate all’orgasmo, l’eccitazione, nonché il dolore sessuale. Per quanto concerne invece il sesso maschile, si evidenziano con maggior frequenza disturbi quali l’eiaculazione precoce e la disfunzione erettile.

Ci può parlare delle cause legate a tali disturbi?

Possono dipendere da fattori legati all’ansia o particolari accadimenti (cambio di attività lavorativa, separazione ecc.) o possono essere connessi a qualcosa che non funziona nella dinamica o nella comunicazione della coppia, oppure problematiche di natura psichiatrica (disturbi di ansia, depressione, schizofrenia) e in questo caso è bene indirizzare la persona ad una terapia diversa da quella psicosessuologica. Un altro dato importante è rappresentato dalle influenze culturali e legate all’educazione (educazione sessuale in famiglia); in tal senso, è importante  fare una corretta informazione e, a mio avviso, è fondamentale fare educazione sessuale nelle scuole.

Inoltre ci possono essere delle condizioni mediche o l’uso di alcuni farmaci/sostanze che possono creare dei problemi nella risposta sessuale. In questo caso è fondamentale la collaborazione tra medico e psicologo.

Ci può parlare delle terapie utilizzate in questi casi?

La terapia è valutata in base al singolo caso specifico. In linea di massima l’approccio è integrato, ovvero prevede l’utilizzo di tecniche cognitivo-comportamentali affiancate da un’analisi psicodinamica e, quando necessario, il coinvolgimento delle altre figure professionali interessate (es. ginecologo, andrologo, endocrinologo, neurologo, psichiatra, ecc…).

In particolare la terapia sessuologica è mirata alla risoluzione delle disfunzioni sessuali. Spesso il sintomo sessuologico rappresenta solo la punta di un iceberg ed è per questo che la terapia psicosessuologica prende in considerazione vari aspetti sia individuali che relazionale. E’ fondamentale anche  tenere presente che il sintomo non appartiene mai solo alla persona che lo manifesta, ma alla coppia ed è per questo che va riletto all’interno di essa, se questa è presente.

Inizialmente la terapia sessuologica prevede delle sedute di consulenza necessarie per raccogliere informazioni, inquadrare il problema, cominciare a costruire una relazione tra il paziente e lo psicosessuologo, ristrutturare alcune convinzioni disfunzionali. Successivamente lo psicosessuologo comincia a suggerire al paziente degli esercizi, chiamati mansioni, da svolgere a casa durante la settimana. Alle mansioni viene affiancata un’analisi psicodinamica dei vissuti, delle emozioni e delle resistenze che viene effettuata durante le varie sedute.

Le mansioni si susseguono seguendo degli step, per cui non è possibile passare alla mansione successiva fino a quando quella precedente non è stata svolta correttamente. Alcune mansioni vengono eseguite solo dal paziente, altre prevedono la collaborazione del partner, se questo è presente.

Si tratta generalmente di una terapia piuttosto breve con sedute a frequenza settimanale.

In molti casi lo psicosessuologo può invitare il paziente a fare dei controlli medici (andrologici o ginecologici, cardiologici, endocrinologici, neurologici, ecc…), in base alla specifica situazione, in quanto le disfunzioni sessuali possono essere dovute non solo a cause psicologiche, ma anche a cause mediche o all’uso di alcuni farmaci/sostanze. In questo caso è necessaria una collaborazione tra medico e sessuologo che, integrando le loro competenze, prendono in carico il paziente. Ci sono anche situazioni in cui le disfunzioni sessuali sono causate da conflitti o problematiche che richiedono una terapia diversa da quella sessuologica, è compito dello psicosessuologo valutare il singolo caso e discutere insieme al paziente su quale sia la strada migliore da percorrere.

Ci può fornire qualche dato numerico delle problematiche più frequenti?

In relazione al disturbo del desiderio sessuale ipoattivo (calo del desiderio) si parla del 29-32% nelle donne tra i 18 e i 59 anni e del 13-16% negli uomini della stessa fascia di età (è quindi maggiore nella popolazione femminile, ma ultimamente sta aumentando anche tra quella maschile).

Con riferimento alla disfunzione erettile ci si aggira invece intorno al 12,5% negli uomini tra i 30 e i 39 anni;  15,3% tra i 40 e i 49 anni;  27,4% tra i 50 e i 59 anni;  45,2% tra i 60 e i 69 anni (tende quindi ad aumenta con l’aumentare dell’età).

Per quanto riguarda  l’eiaculazione precoce, va dal 5 al 40% degli uomini sessualmente attivi e tende a diminuire con il crescere dell’età soprattutto per la maggiore esperienza sessuale. Quanto invece al disturbo dell’eccitazione femminile si parla di una percentuale che va dall’8 al 19% e  sull’anorgasmia femminile i dati dei vari studi oscillano tra il 10 e il 24%. E’ un problema che si riscontra in percentuale maggiore nelle donne all’inizio della vita sessuale adulta.

Infine per la Dispareunia (dolore genitale associato al rapporto sessuale): 10-15% delle donne in età fertile e sessualmente attive, 39% delle donne in menopausa.