– Sessualità e disabilità (a cura di M. Benetello)

Tratto dall’articolo “Lo scandalo tutto italiano del sesso disabile” di Michela Benetello, pubblicata nel periodico “Appunti di vista”, n.3, settembre/dicembre 2010

”Il problema di fondo – sottolinea Eleonora Motta psicosessuologa con esperienza nell’ambito della disabilità – è che nel nostro paese il sesso rimane sostanzialmente un tabù, e inevitabilmente il diritto di chi è disabile ad avere una vita sessuale è un tabù ancora più forte”. Bisognerebbe rompere il silenzio, nella società come nelle famiglie, dove, afferma, “è impensabile poter affrontare serenamente l’argomento senza aver prima risolto i conflitti con sé stessi. Il fatto è che difficilmente le famiglie affrontano con spontaneità la questione, ma solo quando sono costrette a farlo. Con il carico di reticenze che questo comporta.” Non tutti i genitori sanno comprendere le esigenze sessuali dei figli. “Nel caso di quelli disabili – aggiunge – questo avviene perché si tratta di una realtà misconosciuta, che è più semplice negare piuttosto che accettare, tanto più se la disabilità dalla nascita è vissuta dai genitori in termini psicologici come una ferita narcisistica. Motivo per cui, magari, la sessualità dei figli disabili viene a volte sminuita o derisa, altre volte repressa attraverso terapie farmacologiche. Altre volte ancora è anestetizzata surrettiziamente in termini emotivi, fino a negare l’handicap effettivo.”

Ma allora qual è l’approccio giusto? “In realtà – spiega Motta – il percorso da fare è chiaramente impegnativo, lungo e costruttivo, frequentando magari corsi specifici di educazione sessuale che possono dare risposte adeguate, in modo da poter uscire da uno schema rigido d’interpretazione, accettando che ognuno ha la propria sessualità e nessuna è di tipo B. E’ fondamentale apprendere informazioni e, ad esempio, quando questo è possibile, insegnare la masturbazione.”

C’è poi la discriminazioni basata sul genere. “Va contrastata – conclude la psicosessuologa – la difficoltà della società a tollerare l’idea che una donna disabile abbia pulsioni sessuali. Viviamo in un contesto che male accetta la liberalizzazione sessuale femminile e si dà per scontato che questo bisogno sia ignorato. Nel caso dei maschi, invece, è più diffuso il ricorso a servizi di prostituzione, ma ci sono anche situazioni, caratterizzate da una grande sofferenza, nelle quali sono le stesse madri a praticare la masturbazione ai figli.”